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Impedire il bene

Uno strano comportamento si nota tra i cosiddetti buoni: l’impedire di compiere il bene.

Questo strano comportamento si avvera soprattutto nei gruppi ristretti: famiglie, club, associazioni, conventi.

Il pericolo di un bene perseguito con novità di mezzi e di intenti scuote il gruppo, genera invidie, crea opposizioni.

Tutti affermano di voler vivere “nella novità dello spirito”, però quando la novità si preannuncia, risorge lo spirito di conservazione. Non si sopporta la novità, neppure quando essa non richiede il copinvolgimento del gruppo. Il nuovo spaventa solamente perché è nuovo.

Si incontrano due specie di novità: una che distrugge l’esistente (ed è la novità degli intellettualmente poveri) e una che arricchisce l’esistente (ed è la novità dei provvidi).

Arricchire una novità esistente, è un progredire, e, all’occorrenza, un superare ciò che esiste.

Opporsi a una novità arricchente è una operazione fin troppo consueta.

Però peggiore è la situazione, quando la novità parte dalla semplice distruzione di quanto fino allora è stato compiuto.

Questa novità è perpetrata dalle orde barbariche, dai talebani, da Napoleone e dalla rivoluzione d’ottobre. Non si tratta di innestare il nuovo sul vecchio ancora vivo, abbandonando l’obsoleto che sta estinguendosi da solo, ma di distruggere per distruggere, di far piazza pulita, per instaurare il nuovo.

Ma proprio il nuovo che nasce dalla distruzione è destinato, per sua dinamica, ad autodistruggersi.

GCM 11.03.11, pubblicato 27.06.11