HOME

Home > Societa' RIPENSARE > Articoli 2011 > Il nuovo peccato

Il nuovo peccato

Un nuovo peccato grava sulla coscienza degli Italiani. La maggior parte dei giovani e metà degli adulti si trovano a far i conti con tale peccato.

Non è un peccato contro uno statuto scritto e proclamato. E’ peggio: un peccato che si insinua nella nuova mentalità. Chi lo commete ne è pervaso da rimorsi e si vergogna davanti agli altri e a se stesso.  E’ un peccato di indole sociale, perché tutti lo possono vedere e detestare.

Quale? E’ evidente: non dichiararsi laicisti e antireligiosi. Il peccato di dichiararsi credenti. Un peccato sociale, come quell’accusa di antistato, lanciata contro i cristiani del primo, secondo e terzo secolo.

Se non mi dichiaro laico, areligioso, e se nelle relazioni pubbliche (giornali, parlamento, piazze e - soprattutto - bar) oso dire che ancora credo, i presenti mi condannano. Essi sono figli o nipoti dei vari totalitarismi, i quali o si servono della religione (sottomettendola), oppure la combattono (rivoluzione francese e comunismo sono indicativi).

Oggi la “persecuzione” è subdola. Essa è un po’ analoga alla parsecuzoione del dopoguerra, quando un non marxista non poteva far parte della cultura corrente.

Il peccato riconosciuto tale dai cristiani trova nella misericordia di Dio il perdono.

Il peccato di non essere antireligioso o laicista, non ha chi lo possa assolvere. Marx o Bentham, pur essendo onnipotenti, non sono misericordiosi. E poi, diciamolo pure, della loro misericordia tutti si infischiano.

E noi, poveri cristiani , bruttati della macchia di non essere laicisti e scettici, sappiamo di non aver bisogno di assoluzioni... perché Dio non abbisogna di essere assolto.

GCM 25.07.11, pubblicato 08.11.11