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Il contesto

Oggi un giovane mi ha chiesto che senso ha, nelle categorie morali, la contestualizzazione, e, in particolare, che cosa significa la scusante della contestualizzazione di una bestemmia, pronunciata da un politico notissimo.

Il principio di contestualizzare un peccato è necessario per conoscere la responsabilità dell’azione commessa.

Il contesto ha due sponde: la persona che commette l’azione, e la circostanza nella quale l’azione è compiuta.

Per esempio: un bambino piccino, che accompagnando la madre al mercato, prende un oggetto che l’attira, senza pagarlo, è in un contesto personale molto diverso da un adulto che volutamente ruba quello stesso oggetto. Però anche questo adulto può prendere l’oggetto per coazione (cleptomania) o con piena coscienza e volutamente.

Come è evidente, il contesto personale aggrava la colpa (ladro), la diminuisce (cleptomane), la elimina (bambino).

Un adulto che bestemmia compie un’azione grave. Se poi l’adulto riveste una posizione importante, il contesto aggrava, non scusa la sua posizione... eccetto che quell’adulto sia fuori di sè, magari accecato dalla sua stupidaggine delirante. In questo caso ha la scusante della pazzia, e deve essere curato quanto prima.

Anche le situazioni esterne influiscono sulla responsabilità. Altro è rubare alla povera gente, altro è rubare a un ricco padrone che sperpera denaro con le escort. Altro è la risonanza di una bestemmia pronunciata da un contadino solo in mezzo ai campi, altro la bestemmia di una persona influente davanti a un  pubblico. Il contesto di quest’ultimo caso, oggettivamente aggrava la colpa... eccetto il caso che questa persona sia fuori di sé, destinata al manicomio per mitomani.

GCM 29.01.11, pubblicato 15.03.11