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Il castigo della fiducia

Dall’esperienza si ricavano molte indicazioni, che inducono a rettificare e, a volte, perfino a cambiare il nostro modo  di vedere. Per esempio, si incontra spesso un castigo della fiducia.

Si crea un’associazione e si chiama qualche persona a collaborare. Questa che non ha sofferto tutto il travaglio della gestazione, prende in mano il comando, senza conoscere lo spirito che ha fatto nascere l’associazione, e nel giro di poco tempo, prima ne cambia i connotati  e poi la fa morire.

E’ capitato con radio NOI e con il Centro Veneto per la Sacra Rappresentazione. Allora l’unica via è quella di creare un’associazione e di dirigerla, affinché essa non devii, e, deviando, non si estingua.

Affidare le nostre opere con fiducia, spesso è affidare le opere a persone che crediamo meritino la fiducia, ma poi ci accorgiamo della loro inettitudine. Essi sono convinti, infatti, di avere idee superiori a quelle del creatore dell’opera, mentre - non essendo capaci di creare - sono privi di capacità.

E’ capitato così anche a S. Francesco, che lasciò il comando ad altre persone, e, vita natural durante, dovette spesso accorrere per salvare i guasti.

Anche a Gesù capitò di essere castigato per la sua fiducia negli uomini.

Al guarito comanda di non parlare della sua guarigione, e qusti invece la va urlando. Si fida di Pietro, di Giuda, dei dodici, e sappiamo come è andata a finire.

Egli allora comprende che solo se rimane sempre a capo della sua opera, questa potrà continuare. Resta il pastore, che si dichiara pastore autentico, sebbene affidi a Pietro l’incarico di pascolare le pecore e gli agnelli. Però per restare sempre con il suo gregge, crea l’Eucarestia e manda il suo Spirito.                     

GCM 05.04.11, pubblicato 18.09.11