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Umanità sfuggente

Sembra strano, eppure devono accadere disgrazie per ridestare in noi l’umanità? Ad Haiti si concentrano le buone volontà degli uomini. Perché diventano feroci nel benessere, e benigni nelle disgrazie? Forse perché le disgrazie ci richiamano a noi stessi: potrebbe capitare anche a me?

E’ gara di generosità? E’ voglia di rimarginare subito la ferita, come all’Aquila, per levarci di dosso una grana? E’ forse per il bene che vogliamo al disgraziato? per non essere accusati di egoismo?

Però una cosa è certa: le disgrazie ci stimolano. E’ facile vedere una chiesa piena in occasione di un funerale, e vederla deserta nella gioia domenicale, quando si ricorda e si vive la bellezza di Dio, e la lode, che gli possiamo attribuire.

Se le disgrazie ci ridestano nel sentirci uomini, e il tempo sereno ci induce a scordare l’essere umani e a inventare nuovi motivi per imbestialirci, c’è da rallegrarci e ringraziare infinitamente Dio per le disgrazie che ci invadono.

Forse le disgrazie, per noi sbadati, sono come le cadute in motocicletta per un ragazzo che presume essere capace di tutto. Le disgrazie sono forse quella verga del pastore, della quale parla la Bibbia?

Perché evitiamo il canto e piangiamo, mentre possiamo essere sereni o addirittura felici?

Perché in noi c’è la tendenza a cercare le rogne, quando possiamo gustare il sole? Chiamati da Dio alla felicità, ci svegliamo nelle difficoltà, delle quali però non sappiamo approfittare per correggerci e per rilanciare nel bene la nostra esistenza.

Non sappiamo approfittare né del bene né del male, e poi ci stimiamo intelligentissimi.

GCM 20.01.10, pubblicato 07.11.10