HOME

Home > Societa' RIPENSARE > Articoli 2010 > Le facce della critica

Le facce della critica

La critica maligna verso il prossimo, è risaputo, che in buona parte è alimentata dall’invidia: lui sì, e io no. Quanti critici d’arte sono artisti falliti!

La critica verso le persone veramente pie, viene dal nostro invidiarle. Non tanto per il tipo di ascetica che le persone  seguono, ma perché hanno avuto il coraggio di scegliere, mentre noi restiamo al palo.

Esiste una critica feroce, becera, fatta di insulti. E’ la critica molto adoperata dai politici.

C’è poi la critica raffinata, quella delle persone che si credono intelligenti, e che esprimono le frustrazioni provenienti dall’invidia di insuccesso, e si articola in lepidezze, ironie, smorfie della faccia e battute ridanciane.

Una critica più nascosta, serpentina, quasi umile, è quella che consiste in consigli non richiesti.

Noi pretendiamo di conoscere ciò che è meglio per gli altri. In altre parole, critichiamo il punto di arrivo degli altri non opportuno. Gli indichiamo altre mete. Quelle che dovrebbero raggiungere e che noi scopriamo con piacere che non sono state raggiunte. E’ il piacere per l’insuccesso degli altri, che richiama tanto acutamente l’insuccesso nostro. Mal comune.

La critica del consiglio è subdola. Demolisce, mostrando agli altri la meta non raggiunta. Vuol perfetti gli altri, per godere della loro imperfezione attuale. Si bea nel poter dire: non sono arrivati! Non è compassione per ritrovarsi sulle stesse difficoltà. Non è solo: lui sì e io no. E’ di più: io no, e pure lui no! A lui manca, e mi sta bene. Lo consiglio, sapendo che lui non riuscirà. Questo appaga il mio orgoglio ferito, e sono felice se lui non è arrivato o non arriverà.

GCM 01.09.10, pubblicato il 27.11.10