La differenzaQuella persona si dichiara atea, non credente, però dal suo modo di comportarsi si vede che è più cristiana dei cristiani. Questa affermazione l’ho udita parecchie volte. Pensandoci, mi sembra di scorgere in essa, sulla base del Vangelo, luce della mia vita, un lato vero e uno non esatto. Il lato vero mi sembra di scorgerlo, se quella persona ha dato da mangiare agli affamati e ha rivestito gli straccioni. Gesù afferma che ha aiutato lui, pur non vedendolo. Sotto questo aspetto, avendo aiutato Cristo, è di Cristo, ossia cristiana. L’altro lato, più discutibile, credo di trovarlo seguendo le parole di Giovanni Battista. A chi gli chiedeva: “Che cosa faremo?” (come troviamo nel Vangelo di Luca), Giovanni indica una strada semplice: “State onestamente al vostro posto; comportatevi umanamente”. Il comportamento corretto è preparazione al Cristo. Anche il rito dell’immersione, praticato da Giovanni, è solo una figura, un anticipo: “Io immergo in acqua, lui immerge nello Spirito Santo e nel fuoco”. La differenza tra i discepoli di Giovanni e Gesù, non consiste nel vivere onestamente, ma nel partire da Gesù e nel compiere in Gesù la nostra “onestà”. La differenza tra chi crede e chi non crede, non consiste tanto nell’operare, quanto nella prospettiva esistenziale sotto cui operiamo. Chi è onesto, racchiude la sua azione in se stesso o nel contesto sociale in cui vive. Chi è in Gesù, vive la propria onestà, nel sapere che viene da Dio e a Dio ritorna. Questi è apertamente e consciamente (e gioiosamente) inserito nella Trinità. GCM 18.12.09
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