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L’arroganza del limite

Tutti siamo convinti che la vita di ogni uomo è limitata: “Vivendo e parzialmente vivendo”. Così ripete il coro dell’ “Assassinio nella cattedrale”.

Eppure tutti cerchiamo di risolvere i nostri problemi in modo definitivo. Anzi siamo avvinti dall’arroganza giovanile, di essere finalmente la generazione decisiva.

Ricordo la pretesa di un mio confratello, che dopo due giorni dalla sua entrata nella nostra comunità aveva finalmente trovato la soluzione di tutti i problemi. Fortunatamente non era Superiore; però appena ha potuto (e appena può) i suoi danni hanno superato di gran lunga i suoi benefici.

Questa pretesa di essere il messia di turno, che “stabilirà ogni cosa” (come dice la Scrittura, indicando il Cristo), si annida dappertutto, ma svolge la sua scena in maniera eclatante, in politica e nell’amministrazione pubblica e privata, tra i magnati della Chiesa e dell’industria, nei palazzi del potere e qui nella mia cella di frate.

In realtà, noi non risolviamo tutto, ma semplicemente pretendiamo di aver risolto i problemi, quando sottomettiamo le cose e gli altri al servizio del nostro egoismo.

Mi fanno sorridere i politici, quando pretendono di ergersi come salvatori del mondo: prima di loro, tutto andava a sfascio, ora tutto sta andando bene, almeno a parole. Poi arriveranno gli altri, che troveranno una rovina e crederanno di aver la bacchetta magica di ogni soluzione.

Possibile che non s’accorgano di essere uomini limitati! Come ogni realtà umana è limitata. Come tutto il creato è limitato, e quindi passibile di dilatazione e di restringimento, operante dentro i limiti.

Eva e Adamo hanno voluto valicare i loro limiti. Anche le nostre pretese, se fuori di Dio, sono limiti e trappole.

GCM 22.05.10