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Fiducia in se stessi?

Una volta si diceva: l’uomo propone, ma Dio dispone. Che possa valere anche oggi, soprattutto quando si guarda al futuro?

Gli Arabi dicono: Insciallah. Prima di loro un certo Giacomo, che la tradizione cristiana dice apostolo, scriveva: “
Oggi e domani andremo...Così si esprimono taluni; ma non sapete quale sarà la vostra vita domani “ (Gc 4,13-14)

Oggi udiamo affermare: “Io durerò ancora per due anni”. Forse c’è un po’ di stoltezza in questa frase. Quindi chi parla così, non sempre è credibile in ciò che proclama.

E’ bello saper anche programmare il domani, quando esplicitamente si aggiunge “Se il Padre vorrà”. Molti dicono che questa condizione è implicita. Eppure esplicitarla è indice di saggezza e di affidamento a Dio. Fiducia che non guasta.

Se Dio vuole. Questo indica che il nostro sguardo è rivolto a lui. Il nostro cuore è appoggiato a lui.

Fiducia in Dio.

A parole, la fiducia in Dio è ovvia per chi crede. E’ ovvia, ma è anche vitale, viscerale?

Tutti abbiamo necessità di appoggiarci a un sostegno.

Troppi di noi si appoggiano alle proprie idee: io penso che... io sono ateo...il mio filosofo preferito è... Eppure le mie idee sono idee di uno destinato a tramontare, lui con tutte le sue idee.

Troppi si appoggiano al filosofo, all’amante, al politico imbonitore. Persone tutte che oggi dicono sì, con la stessa disinvoltura con la quale domani diranno no.

Già l’affidarci a un’altra persona è una qualche forma di umiltà, di quell’umiltà che manca a chi dice: “Io resterò a lungo!”.

Perciò è beato colui che non si pronuncia sul suggerimento della carne e del sangue, ma sul dettato del Padre.

GCM 20.09.10, pubblicato il 22.12.10