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Diversi sacrifici

Sto incontrando finalmente qualcuno più virtuoso di S. Francesco d’Assisi, che di sacrifici se ne intendeva.

Senz’altro più virtuoso di noi, mediocri mortali, che con i nostri sacrifici riusciamo a raggranellare al più qualche migliaio di euro.

Però una persona che con i suoi sacrifici acquista due milioni  e mezzo di euro, che mole di sacrifici ha ammontato? Certamente aveva da sacrificarsi per giornate lunghe centoventi ore.

Forse ha aggiunto ai propri sacrifici, i sacrifici che ha fatto fare agli altri, per rendere tutti partecipi del suo enorme, sublime merito.

Come si vede, le parole hanno perso il loro valore, in proporzione di quanto aumenta il conto in banca. Una volta il “sacrificio” aveva un senso, ora i ricchi rubano, oltre il resto, anche il senso delle parole.

Di fronte a questa svalorizzazione delle parole, noi ci ricordiamo del sacrificio di Gesù.

Egli aveva pur detto di accumulare un tesoro in cielo, dove tignola e ruggine non rovinano. E aggiungiamo: dove polizia e magistratura non arrivano.

Gesù con il suo sacrificio si trova risorto in cielo. Il sacrificio di Gesù resta integro nel suo significato e nel suo valore. L’uomo Gesù che si offre al Padre, si offre sacro alla volontà del Padre. Sacrificio che non considera solo il patimento o le menomazioni dell’uomo, ma si trova immerso nella regione del sacro, nella regione riservata a Dio e a chi ritorna a lui.

Certi sacrifici decantati fanno entrare, sì e no, nella “sacrestia” delle banche, per poi esserne snidati dalle sentenze dei giudici.

Invece la nostra patria è nei cieli!

GCM 24.07.10, pubblicato 05.10.10