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Contraddizione di leggi

In un giornale locale leggo un serrato articolo, logico, sulla vicenda di Eluana Englaro. L’articolo critica la posizione di coloro che furono contrari  alla fine della Englaro. I suoi ragionamenti, essendo l’autore un magistrato in pensione, corrono lisci e logici nella linea giuridica.

E’ vero che il nostro stato, alcuni lo definiscono anche italietta, è stato di diritto, dove la legge regola il lecito (termine etico!) e l’illecito dei comportamenti dei cittadini. Lo stato laico non ha altri riferimenti se non la legge, e la legge non ha altri riferimenti se non i più potenti (quelli che  comunque hanno più potere, democratico o assoluto) tra gli uomini.

Per fortuna la creatura umana, oltre la legge, possiede altri valori di riferimento: il cuore, la filosofia, la religione, la letteratura, la fede. Il diritto è uno dei riferimenti, non l’unico e assoluto, la legge, che talvolta include nel proprio dominio anche qualche brano degli altri riferimenti.

Gli stessi che scelgono come unico riferimento la legge (con dettati morali e immorali inclusi), non hanno diritto di deprecare i lager e i gulag, le stragi e le deportazioni e i martiri. Tutte queste nefandezze, e altre come l’uccisione degli innocenti, si fondano su leggi emanate dalle autorità vigenti.

Perché questo doppio giudizio: i lager no, gli aborti sì? E’ un giudizio contraddittorio. Se la legge umana è l’unico criterio, il doppio giudizio è un assurdo.

Se, oltre la legge, si ammette un’altra istanza che è capace di discriminare tra leggi giuste e leggi inique, allora si relativizza ogni procedimento legale, e ci si rivolge all’altra istanza, che supera anche la carta ONU dei diritti dell’uomo.

GCM 10.02.10