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Critica serena

Quando si osserva il muoversi della società civile con gli occhi di Gesù, nel Vangelo, si diventa molto più finemente critici, e altrettanto sereni. Passa la figura di questo mondo, di questo campo che ci rende disperati e crudeli.

Proprio qui consiste la differenza dello spirito tra un cristiano e un ateo: la critica e lo spirito.

La critica cristiana va alle radici, la critica atea si arresta alle dinamiche. Già nell’osservare il mondo le due visuali si differenziano. Il credente va oltre il big bang, per vedere la creazione, l’ateo si ferma al punto interrogativo sul perché del mondo.

La reazione cristiana dopo la critica, agisce con serenità, perché sa affidarsi a Dio oltre che operare per il sanamento del mondo. La reazione atea (comunista, radicale, ecc.) tende ad esprimersi con rabbia.

Si pensa a Gesù. Il mondo fu fatto attraverso lui: lui sa provvedere. Quella parte del mondo, che gli si oppone, egli l’ha vinta, e indica a noi i mezzi della vittoria; questa è la vittoria: la nostra fede.

La critica cristiana è pacata, perché non è dettata da indifferenza cinica, ma vista nella carità che salva.

Gesù infatti, che conosce il mondo, non è venuto per giudicare, ma per salvare, come afferma lui stesso.

Gesù non ha soltanto occhi per vedere, ma anche cuore per amare. Chi ha solo occhi per osservare le negatività, si condanna alla scontentezza, nei casi migliori, oppure all’uccisione di sé (vedi l’emblematico caso di Tenco) o degli altri, per riordinare il mondo su fragili ossa di cadaveri.

GCM 13.04.09