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Assolutamente!

Mi viene da sorridere sui cambiamenti di moda, e sulla sudditanza nostra alla moda. Anche alla moda del parlare.

Qualche anno fa era di moda il “cioè”.

Se i giovani non avevano idee chiare, sparavano il loro cioè cercando di chiarire un concetto oscuro, non tanto all’uditore quanto al parlatore. Non raramente il cioè nascondeva un vuoto di pensieri e di idee, e l’unica idea che veniva trasmessa era solo un solenne cioè.

Oggi volge la moda dell’”assolutamente”. Quale è il politico che quando intende affermare una sua posizione, soprattutto se è molto incerta, non ci ficca dentro un assolutamente?

Perfino la più chiara ed elementare parola, che è sufficiente a indicare il concetto, è bruttata da quell’avverbio.
“Presidente, è vero che lei ieri ha fatto colazione?”. “Assolutamente sì”.

I politici, più in alto sono e più sono colpiti dal morbo assolutamente, i “sì” rivestono due valori: relativamente sì, assolutamente sì.

Un tale, che si intendeva di relazioni umane (anche perché era esperto di quelle relazioni divine che noi, balbettanti, diciamo Trinità) aveva insegnato a dire “sì, sì; no, no”! E aggiungeva che il resto - udite, udite! - viene dalla cattiveria.
L’assolutamente fa parte della cattiveria! Mostruoso a dirsi!

Viviamo in un’atmosfera di tale galoppante relativismo, che è relativo anche l’assolutamente. E poiché i politici sono convinti che il loro assolutamente è relativo, lo usano a fondo perduto, tanto ormai nessuno ci crede.

Anche noi siamo certi che l’assolutamente dei politici è molto relativo.                 

                GCM 13.03.09