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Agire con diplomazia

Mi sono imbattuto spesso in persone che lodano la diplomazia della Chiesa. In realtà è la diplomazia dell’istituzione vaticana. Necessaria? I responsabili, soprattutto se diplomatici, affermano chiaramente, che tale diplomazia è necessaria, altrimenti in molti stati la permanenza ufficiale della Chiesa sarebbe compromessa.

Sotto questo riguardo si costatano i lati positivi della diplomazia.

Serve anche a realizzare il mistero di Cristo, che è la Chiesa? E’ opportuno che sacerdoti e vescovi, destinati a trasmettere la parola di Gesù e il Corpo di Cristo, siano adoperati per esercitare l’incombenza diplomatica?

Se la diplomazia servisse ad annunciare Gesù, rientrerebbe in quella linea di S. Paolo: l’importante è annunciare Gesù, in qualunque modo lo si annunci. Annunciare Gesù, la sua parola, le sue tesi sulla pace, sulla difesa dei deboli, sull’aiuto agli ultimi. Le tesi care al cuore di Gesù. Ed aiutare coloro che queste tesi se le prendono a cuore, anche quando scomodano i potenti.

Ma se la diplomazia ecclesiastica non servisse a Gesù, perché sprecare in persone e in apparati forze che devono essere destinate alla diffusione della fede?

Certo che oggi l’istituzione è composta anche di diplomatici. Ma la fede si serve dell’annuncio, dell’eucaristia, della carità. Perciò solo se i diplomatici mirano a predicare Gesù e ad essere profeti a beneficio dei poveri, hanno un posto di diritto nella Chiesa, e potrebbero rientrare in una delle categorie e dei carismi di cui scrive Paolo (1 Cor 12, 4 ss): parole di sapienza, parole di scienza, fede, guarigioni, prodigi, profezia, discernimento di spiriti, lingue, interpretazione di lingue.

GCM 28.08.09