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Vecchiaia e speranza

Invecchiando, si diventa vecchi.

Da giovane mi chiedevo spesso che cosa si provava ad essere vecchi. Aiutato dai colloqui e dalle letture, pubblicai anche qualche mia idea e le espressi durante le mie lezioni a scuola.

Adesso sono in grado di vedere dal di dentro e le scoperte m’impressionano e mi esaltano. Anzi, ogni giorno sto in agguato per cogliere le novità, che fioriscono in me e nei miei coetanei.

Quando ipotizzai che gli anziani si distinguono principalmente in quattro nuclei, ora constato che è proprio vero: anziani che guardano al passato, anziani che si lamentano del presente, anziani che vivono il presente, anziani che si lanciano sempre più nel futuro. Ricordo, lamento, attività, speranza.

La mente, nell’anziano del IV tipo, tende a esaltare l’essenziale (sintesi) lasciando cadere i fronzoli.

La preghiera, fattasi più pacata, procede lentamente, aprendo larghi spazi alla contemplazione.

Il cuore diventa più indulgente con se stesso e con gli altri.

L’esame di coscienza non è un rimorso per ciò che non si è compiuto, ma un  ringraziamento per ciò che si è riusciti a compiere.

La pulizia della casa non è più un dogma ossessivo, ma una scelta libera nei tempi.

Le gaffes, e sono molte, causate anche dalla diminuzione della memoria, non si vivono come sconfitte dell’orgoglio, ma come occasioni di sorriso e di umiltà.

Ogni giorno nuovo si apre con un ringraziamento al Padre per la vita che ci dà.

I nostri progetti, ancora molti e belli, sono sempre accompagnati da un sorridente e prudente “se...”.

E poi... Dio e il Paradiso sono vicini: li si toccano con mano.

GCM 02.02.07