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Non solo fenomeni

Ritorna sempre più impellente la necessità di spingerci al cuore degli esseri. Noi, cristiani, sappiamo (non grazie alle nostre convinzioni, ma alla rivelazione) che un’esistenza più profonda sta dentro la nostra vita: quest’esistenza imprime il vero significato alla vita.

La fenomenologia comparata delle religioni, che io ho accostato per esigenze professionali, trova importanti riferimenti similari tra le molte forme di religioni: riti affini, dottrine affini, atteggiamenti simili ecc. Ed è bello vedere come per esprimere la posizione umana verso l’assoluto, le forme di comportamento si assomigliano. L’uomo si esprime coralmente, quando percepisce la propria relatività. Ciò accade non solo nel mondo religioso, ma anche negli ambienti dell’ateismo cosiddetto scientifico, dove la Nascita di Gesù, per esempio, diventa il babbo natale.

Non sono i riti esterni, fenomenici, che indicano la consistenza e il carattere dei riti, ma l’anima che li produce e li riempie.

Alla fine del corso di fenomenologia comparata della religioni, mi divertivo a raccontare questa favoletta.

Sto alla finestra: vedo un uomo correre per la strada. Poi vengo a sapere che rincorreva una persona, che poi uccise.

Il giorno dopo vedo un altro uomo che corre per strada. Penso: chissà quale sarà la nuova vittima. E invece vengo a sapere che egli temeva di perdere il treno.

Il terzo giorno: un altro uomo corre. Mi chiedo: ammazza o perde il treno? E poi vengo a sapere che era alla ricerca di un bar con annesso bagno.

I fenomeni non bastano. C’è l’anima delle cose.

GCM 28.10.07