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L’alibi

“Non voglio più essere cattolico, perciò mi do alla fornicazione quanto voglio”.

In sintesi, questo è il discorso che, con molte parole, mi ha rivolto un signore. Egli aveva trovato un motivo illusorio per difendere la propria libidine.

Altra persona mi disse: “I camorristi fanno bene ad ammazzare, perché si sono sottratti alla legge italiana”.

Altro ancora: “Io sono laico (forse sarebbe stato più opportuno avesse detto “laicista”), perciò non sono contrario all’aborto provocato”.

Di modo che le norme fondamentali del vivere comune, possono essere contraddette, se la contraddizione è coperta da una dichiarazione di ateismo, di camorrismo, di laicismo, e di chissà quali altre coperture, come l’appartenenza a gruppi satanici.

Eppure si puniscono camorristi, ladri e stupratori. Perché?

C’è il senso comune, la moralità naturale: ma questo non basta. Gli stati moderni e l’ONU, trovano e impongono costituzioni e leggi, per sostituire o per seguire le leggi naturali del non uccidere e del non rubare. Però se le Costituzioni sono leggi imposte da uomini, hanno l’autorità dell’uomo e la caducità umana.

Esiste un castello di alibi, per non attenersi a un’etica, che costringa tutti al rispetto del più debole, e alla parità di tutte le persone. Gli alibi per coonestare la prevaricazione su noi stessi (“sono libero di drogarmi”), su altri (“ammazzo il più debole”), sulla società (“la onorata società contro la società”).

Si crede di essere astuti, e si diventa prevaricatori. Si pensa di essere liberi, e si danneggiano gli altri.

GCM 25.06.08