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Giochi?

In questi giorni seguiamo i nominati giochi olimpici. Anche Paolo ricorda i giochi e se ne avvale per incitare i cristiani alla costanza. Gesù ricorda i suoi giochi di bambino, quando raffronta i giochi infantili con la disattenzione della gente alle sue parole.

La domanda: sono giochi questi di oggi, oppure sono gare? Non sarebbe più corretto e meno ipocrita chiamarli gare olimpiche?

Il gioco è semplice liberazione dello spirito mediante azioni piacevoli. La gara è una lotta, spesso tesa e faticosa, per superare altri, che sono sentiti come avversari.

La scelta è tra la battaglia e il divertimento, tra la conquista e la distensione, tra gara e gioco.

La gara è figlia dell’avidità, il gioco è espressione dello spirito. Nella sapienza biblica, si rammenta che la stessa sapienza scende tra gli uomini per giocare con loro.

E’ quasi un ricupero dell’inizio, quando Dio passeggiava con Adam.  Adam ruppe l’incanto: voleva crescere troppo in fretta, diventare immortale anzitempo. Cercò la scorciatoia e inciampò rovinosamente.

La Sapienza ritorna a giocare nel mondo. Attraverso la freschezza dei bambini, ché di loro è il regno dei cieli. I bambini nel gioco ritrovano se stessi: Agostino dice che il gioco è l’affare del bambino, mentre l’affare è il gioco dell’adulto.

L’Olimpiade che trasforma il gioco in gara, si allontana da ogni senso di gratuità insito nel gioco, fino a giungere alla costosità del premio. L’Olimpiade è il rendiconto, con paga, per un lavoratore impegnato.

Infatti l’esaltazione per la vittoria sugli altri, non ha gran che da vedere con la soddisfazione dell’armonia raggiunta.

GCM 18.08.08