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Volare rasente

I giornalisti ormai non sono capaci di alzare l’obiettivo. Essi si dilettano nella melma delle liti dei politici, e non entrano che poche volte nel cuore dei problemi.

Anche quando riportano le parole del Papa, i giornalisti, nella maggioranza, riportano frasi a basso effetto, senza entrare nel cuore della situazione espressa dal Papa.

Nell’ultima enciclica, il cuore della situazione è l’amore di Dio. I giornalisti si guardano bene di parlare di un Dio che ama. L’amore non li attrae, li spaventa. Ne esce un giornalismo senza amore, zeppo di gossip e di sciocchezze, di curiosità malsane e di banalità.

Si parla della dignità del giornalismo. Eppure questa stenta a mostrarsi, se non dentro un giornalismo, guidato da seria moralità, come di solito avviene nel quotidiano “Avvenire”. E, per grazia di Dio, non solo in questo.

In clima elettorale, sembra che molti politici si sentano in libera uscita dalle regole etiche della verità e del rispetto delle persone. Volano basso, intrecciando accuse reciproche e impaniandosi in poveri giochi nel suscitare reazioni emotive e non riflessione.

E i giornalisti sguazzano in questa fanghiglia.

Il bello è che come un politico accusa l’altro di offenderlo, in quello stesso istante, con le stesse parole offende l’altro giudicandolo. I giornalisti mostrano il duello, ma - come la maggior parte della gente - non indicano la volgarità del duello, e la reciproca uguale colpa dei duellanti.

Eppure diceva Gesù: “Tu vedi il bruscolo nell’occhio del fratello, e non t’accorgi della trave che acceca il tuo occhio!”

Che questa regola possa servire anche ai politici e a noi giornalisti?                 

GCM 02.02.06