Unità E’ un tema caro a tutti: unità nei conventi, nella chiesa, nelle famiglie, nello stato.
Purtroppo il modo di intendere e di praticare l’unità, non è per nulla unitario. E qui si inizia la necessità di chiarire.
C’è chi per essere “uno”, pretende di assorbire l’altro. E’ unità antropofagica.
Poi c’è l’unità che sottomette gli altri sotto un denominatore comune: è l’unità autoritaria da sistemi totalitari.
C’è l’unità del rifluire in una nuova sostanza unica, dove i due o i molti si perdono. E’ l’omogeneizzazione, che si trova talvolta anche negli eredi del brahamanesimo.
L’unità nell’incontro di due diversità riconosciute e rispettate, e capaci di unirsi, proprio in forza della diversità, come avviene nel matrimonio. E’ l’unità complementare.
E c’è l’unità più sublime, l’unità della Trinità in Dio, dove la distinzione è infinita, e l’unità, nel convergere delle diversità, è essa pure infinita.
Senza accettazione della diversità, perfino in Dio, le unità che si formano, sono difettose, illusorie, omogeneizzanti.
L’unità tra Oriente e Occidente non può essere intesa come una omogeneità inedita, dove le diversità si estinguono, per creare un terzo stato sincretico.
Nello sviluppo della mente umana, la crescita è segnata dall’accentuarsi della diversità. Si passa dalla sincresi primordiale all’analisi, e da questa alla sintesi, che non elimina le parti, ma le coordina in armonia nuova.
Se l’unità è un dono di Dio, essa non può essere che differenziata, trinitaria.
GCM 30.05.06
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