Sottomissione

Ancora si confondono obbedienza e sottomissione. L’obbedienza si esercita verso una persona con la quale condividiamo le idee e le intenzioni. Perciò si ricorda l’obbedienza della fede. Essa non è sottomissione a una parola, ma assimilazione con la parola. Gesù si dichiarava obbediente al Padre, addirittura felice di compiere ciò che è piacevole, gradito al Padre.

Verso i propri genitori Gesù era sottomesso, come dice S.Luca.

Proprio il modo di comportarsi di Gesù, esprime la differenza tra obbedienza e sottomissione. A Dio donava la propria obbedienza, agli uomini concedeva la sottomissione.

Ma le persone che esercitano un potere (abuso di potere, oppure il potere è un abuso?) pretendono obbedienza, anche quando le loro idee sono dettate da paura e da invidia (avviene frequentemente).

Sfuggire all’obbedienza a Dio, è metterci in disarmonia con noi stessi. Sfuggire alla sottomissione agli uomini molto spesso è prudenza o astuzia.

Alcune persone s’illudono di comandare in nome di Dio. Si può distinguere: se esse riproducono il Vangelo, si obbedisce non a loro ma al Vangelo. Se esse comandano a nome proprio, tocca a noi esercitare il discernimento. La nostra libertà, dono fondamentale di Dio, non può essere svenduta. Però il convivere nella carità e nell’armonia può richiedere una sottomissione alle esigenze del gruppo nel quale ci troviamo a vivere.

Ad ogni modo, si esercita sottomissione non obbedienza.

La tragedia si sviluppa in chi crede di dover comandare, e non s’accorge che è incaricato semplicemente di riconoscere e coordinare i carismi.

GCM 08.06.06