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Ricerca e certezza

I nostri giorni sono attraversati da insoddisfazioni. Su due piani: le insoddisfazioni che sono placate dal piacere, e quelle che sono appagate dal conoscere.

Le prime sono comuni a uomini e ad animali: il piacere del cibo, del caldo, del movimento, del sonno, del sesso.

Le seconde sono specifiche degli uomini e delle donne.

Molte persone si accontentano e si arrestano a soddisfare solamente i piaceri. La loro vita è imperniata sul cibo, sui divertimenti, sul sesso. L’avventura gioiosa del conoscere resta estranea.

Se guardiamo anche una sola classe di qualche istituto di scuola media superiore (scuola che dovrebbe stimolare e appagare il conoscere), troviamo che il 2 o il 4 per cento amano lo studio, il resto è perso dietro a festini, a spinelli, a gite e ad amoreggiamenti.

Alcuni, pur nella nostra società dei consumi, ancora amano il conoscere, il cercare il senso della vita, l’allargare la conoscenza sul mondo, su se stessi, e - alcuni - su Dio.

La scienza da tre secoli a questo presente, ha preteso di “far conoscere la realtà” staccandosi progressivamente dalla filosofia e dalle religioni.

Oggi gli stessi scienziati, nel cammino di approfondimento della scienza, scoprono che ogni scoperta apre più domande che risposte, più problemi che certezze. E’ questo l’inesorabile cammino e destino dell’uomo, quando pretende di trovare in sé la certezza.

Ecco allora la rivelazione: essa è affermazione certa della verità, un soccorso di Dio, affinché l’uomo non si perda nel suo cercare la verità. Un soccorso che si radica sull’eterno, che illumina e dirige il cammino nel tempo.

GCM 07.03.06