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L'ossessione

Non c’è politico che non proclami la laicità dello stato. Ultimamente tutti, e qualcuno in modo assordante, dichiarano la laicità dello stato. Siamo arrivati all’ossessione della laicità.

Ma a chi è rivolta questa valanga di laicità?

Al Papa? Lui lo sa e l’afferma.

Ai Vescovi? Pure loro lo sanno e l’affermano.

Forse ai musulmani, che vivono in Italia?

Insomma è un gridare “al ladro” e il ladro deve ancora alzarsi da letto e vestirsi.

Perfino i radicali cominciano a dire, che i Vescovi possono affermare i loro principi, ma senza interferire con la politica. Come se i principi vagassero con le ali nell’atmosfera e non entrassero nel cervello degli uomini.

Affermano: i principi cristiani valgono per le coscienze, ma non nello stato, che ha i suoi principi sui quali si regola. Bella trovata! Un cristiano finché è in chiesa non può uccidere; ma fuori di chiesa, sì.

Ma la scoperta più bella è qui: noi laici abbiamo i nostri principi e li imponiamo ai cittadini. Questo è il clericalismo dei laicisti, non una posizione serenamente laica.

Lo stato deve difendere tutti, credenti e no, senza diventare stato etico.

Quanta confusione genera l’ossessività, che è una deviazione psichica, quando non è una malattia mentale. La laicità dello stato si esercita nella conduzione ordinata della vita comune. Quando lo stato laico pretende di esser fonte di principi, ricade nell’idolatria dell’imperatore e nell’assolutismo del nazismo e del comunismo.

GCM 24.03.06