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Il fattore ignorato

E’ svista oppure è partito preso? Ossia: il fatto, diffuso tra gli psicologi e i sociologi, quando sono interpellati per riflettere su delitti o degradi sociali, che tra le molte cause (educazione, assenza di ideali, suggestione dei mass-media, ecc) non nominino mai la mancanza di religione e di religiosità.

Anche la religione, pur interferendo principalmente con la coscienza, è un fattore che influisce nella società. Molti, per evitare il clericalismo (era poi tutto errato?), cancellano la religione. Cancellano la religione, perché la laicità sociale è un dogma assoluto. Sotto la maschera della laicità, si cela la realtà dell’ateismo. In realtà la società laica, è una società atea, in questo per nulla diversa dal comunismo marxista.

Questa nostra società atea si rode dentro di sé: continuano delitti, furbizie, ingiustizie: tanto nessuno punisce, se si riesce a farla franca.

L’appello alla coscienza non giunge se non a una coscienza laica. Il delitto non ha un rapporto con Dio, ma solo con i carabinieri.

Un timido ritorno alla religione, come fattore sociale, comincia a farsi strada nella cosiddetta laicità positiva (Sarkozy).
Un aggancio si tenta attraverso la razionalità della religione.

I sociologi si interessano della religione, soltanto per i fenomeni interni alla religione: frequenza alla messa, opinioni dei fedeli sulla religione, ecc. Essi non vedono la religione quale fattore influente la vita sociale  e politica, come se il “fenomeno” religione non fosse anche causa di una dinamica sociale, sia nel positivo (se la religione è presente), sia nel negativo (se la religione è assente).

GCM 19.09.08