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Giornata della pace

“Pace lascio a voi; pace, quella mia, do a voi. Non come il mondo la dà”.

Ci sono due versanti sui quali è vissuta e interpretata la pace. Il versante di Gesù e quello umano, del mondo.

La pace degli uomini è, fondamentalmente, paura di guerre, di rivoluzioni, di terrorismi, di furti, di rapine e di recessione.
Una pace, intervallo tra una guerra e l’altra. I nostri libri di storia ci hanno abituato, perciò educato, a ritmare i tempi dell’umanità, tra una guerra e l’altra, tra una conquista (o perdita) e l’altra. Ricordiamo più agevolmente la guerra dei trent’anni, che non la crescita della santità durante lo stesso periodo, se non ci fossero le biografie dei santi a rammentarcelo.

In queste ore siamo tutti attirati verso il conflitto arabo-israeliano. Lo strano inquietante è che il quotidiano saluto degli arabi è “salam” (pace) e quello ebreo è “shalom” (pace). Due paci umane che fanno la guerra, e non per gioco.
Ciascuno dei due popoli possiede un concetto particolare di pace, che include la distruzione del nemico, come prezzo per realizzare la propria pace.

C’è un diverso modo di interpretare e di vivere la pace. La pace voluta e creata da Dio e offerta a noi.

Quando gli Ebrei, anticamente volevano la pace, il Profeta esclamava: ”Pace, pace, e non c’era pace”.

Viene Gesù e alla sua nascita è proclamato quel “Pace in terra agli uomini benvoluti da Dio”. La divinità nei cieli, si rispecchia nella pace in terra.

Questa pace noi vogliamo realizzare, seguendo quel Gesù che dice: “Vi do la mia pace. Non come la dà il mondo”. La pace umana era la pace romana, attuata dopo aver placato, sottomesso forzosamente i nemici.

GCM 01.01.09