HOME

Home > Societa' MONDO > Articoli 2008 > Conquista e distruzione

Conquista e distruzione


    Chi vuol conquistare il mondo, lo distrugge.

    Vivendo in un convento e in una chiesa devastati dall’infame Napoleone e dalle sue scellerate truppe, mi viene spontaneo pensare che mentre conquistava, distruggeva arte e uccideva uomini: quelli dei quali lui si serviva, e quelli che combatteva.

   Quando i Tedeschi invasero Polonia, Francia, Belgio, Russia, distruggevano città e vite umane, soprattutto ebraiche.

  Gli Americani, per conquistare l’Europa, strappandola ai Tedeschi, radevano a terra città come Dresda e ammazzavano un’infinità di vite umane.

   Se si vuol conquistare l’Iraq alla democrazia (questa è la maschera che nasconde altre conquiste, come quella dei pozzi di petrolio), si finisce con il perdere e far perdere vite umane, e capitali che avrebbero da soli potuto alleviare la fame nel mondo invece di portare un popolo all’autodistruzione.

   In proporzioni più ristrette sociologicamente, quando un capo o un sottocapo, politico oppure religioso, vogliono conquistare una comunità per sottometterla alle proprie mire e ai propri progetti, creano un gruppo passivo, che smarrisce il dono della creatività e perciò non offre l’apporto personale alla crescita del gruppo, il quale invece resta statico fino alla rimozione di quel capo o sottocapo.

    Quando noi, per errata concezione di crescita o di maturazione, pretendiamo di sottomettere forzatamente le nostre emozioni, suscitiamo continue forme nevrotiche che feriscono e frenano la persona.

L’emotività serve a far crescere la persona, quando questa intuisce la bellezza di diventar matura, e di lasciarsi maturare, anche dentro la necessaria sofferenza. Ogni passo che avanza, produce l’emotività della gioia dell’autentica conquista.

    GCM 04.02.07