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 Ridimensionamento

Noi siamo passati dalla povertà del dopoguerra al benessere presente. I poveri, in una società del benessere, si annoverano non raramente tra coloro che non sono in grado di comperarsi un paio di scarpe di marca o all’ultima moda, ma non per questo camminano scalzi.

Oggi siamo chiamati a un altro passaggio: dal benessere alla vita.

Le nuove condizioni economiche, nazionali e mondiali, inducono a lesinare sui beni superflui, riportando comportamenti e mentalità a scelte sempre più sobrie ed essenziali.

Coloro che, immersi nella società consumistica, non si erano lasciati infinocchiare dal consumismo, sono rimasti sempre nell’ambiente della “vita”, non avvertono alcun disagio di cambiamento.

Coloro invece che s’erano lasciati trascinare dalle sirene del benessere (più sfarzo, più divertimento, più optional, più auto, più ninnoli di marca, più zainetti costosi, più...) entrano in una crisi, spaventati davanti al prospettarsi di quella che essi stimano povertà, e invece è semplice vita.

I furbi (dalle multinazionali, al pizzicagnolo dell’angolo accanto), che avevano menato per il naso la gente, inesorabilmente troveranno a mancare la terra sotto i piedi, e a poco a poco dovranno ridimensionarsi o scomparire (aziende che chiudono).

E’ la giustizia immanente alla storia che insorge, e diventa un sintomo della giustizia di quel Padre, che aveva suggerito a suo figlio quel “avevo fame e non mi avete dato da mangiare”.

I castelli in aria, frantumano.

GCM 22.08.05