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Terrore e fede

 Nel Vangelo di Luca, dove si riferisce degli episodi accaduti dopo la risurrezione di Gesù, troviamo alcuni aggettivi che denotano lo stato d’animo dei discepoli davanti all’apparire di Gesù Risorto.

Atterriti (ptoethentes), terrificati (emfoboi)”, come davanti a uno “spirito”.

Gesù li definisce “sconvolti”, ossia fuori dell’ordine consueto (tetaragmenoi). Nel loro cuore “salgono dei dubbi”. Essi “a causa delle grande gioia erano increduli (apistounton)”.

Gesù risorto è talmente inaspettato, è talmente fuori dalle loro attese e dall’ordine mentale da essi nutrito e osservato fino al presente, che ne sono terrificati e sconvolti.

La risurrezione è estranea del tutto ai loro parametri di esperienza e di pensiero. Essi erano abituati a misurare l’esperienza propria e degli altri, soltanto a spanne: dalla nascita alla morte. Il dopo morte entrava sì nelle loro prospettive, ma solamente come caduta nello sheol. nell’oscurità del baratro.

Invece il Risorto li induce ad abbattere il muro della morte, per includere nella prospettiva anche l’allargamento all’eternità. A questo sconvolgimento dovranno abituarsi.

Inoltre essi “non credono a causa della gioia”! Il sentimento forte non aiuta la loro fede. Come non aiutano la fede i sentimenti forti che nascono dalle visioni, dalla ricerca dello straordinario nascosto nei santuari o nelle sedute intense di Gruppi di preghiera o d’altro.

La gioia impediva agli apostoli di credere. La fede segue un’altra strada: solo il silenzioso incontro con Gesù creduto, accettato, sperimentato attua davvero la fede.

GCM 30.04.06