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Morte e vita

Il cristiano è sollecitato a portare la vita, dentro una corrente sociale che si allarga a macchia d’olio, e propugna l’avanzare della morte.

La nostra società italiana ed europea è una società morente, perché vuole la morte. Viviamo tuffati in una società suicida.

I confini della morte si stanno allargando e noi sentiamo la spudoratezza di coloro che definiscono la morte una conquista di civiltà.

L’aborto procurato e legalizzato è semplicemente cultura di morte. Con i bambini che vengono allegramente uccisi, ora si progetta di uccidere gli anziani e gli ammalati, tramite l’eutanasia.

Le famiglie muoiono sia per il dilatarsi dei divorzi, sia per il culto mortuario dei matrimoni omosessuali, sterili e perciò nemici della vita.

Aumenta la morte nel lavoro e nelle strade: incidenti frutto della “civiltà” della produzione e dei consumi.

I poveri del terzo mondo sono lasciati o fatti morire dall’egoismo del primo mondo, cinico davanti al morire di bambini e di adulti boccheggianti.

Imperversa il “sesso libero” che è conquista di “civiltà”, sciolta da regole morali, e producente l’AIDS.

La morte galoppa nelle nostre strade tanto civili!

Eppure dentro questo fangume di morte, ci siamo noi fedeli, portatori del Dio della vita, del Gesù risorto e risuscitante.

Gesù, se noi crediamo amiamo e speriamo, può ancora risuscitare Lazzaro putrefatto da tre giorni. Noi, se abbiamo fiducia nella vita di Gesù, e se, come i cinque della preghiera di Abramo, restiamo in questa società, forse siamo fiori che spuntano nel pantano.

GCM 02.12.06