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Altro ancora

Durante un raduno di volontari, che sostengono l’Unicef, ho udito Daniela Poggi, ambasciatrice Unicef, parlare con passione genuina sulla condizione miserevole dei bambini e degli abitanti della Sierra Leone. La sua passione si è poi rivolta contro i Governi dei paesi ricchi, perché trascurano l’Africa, e riducono gli aiuti verso quelle popolazioni.

Sdegno da condividere.

Eppure in quell’occasione io avrei aggiunto un’altra invettiva.

I governi trascurano le popolazioni misere, ma c’è chi anche ne succhia il sangue. Perché non ricordare gli sfruttatori dell’Africa? Perché non inveire anche contro il Word Trade Union, contro le multinazionali affamatrici, contro le ditte farmaceutiche che sperimentano le medicine ad alto costo sulla pelle degli africani, e contro i costruttori di armi?

Ricordiamo sì i bambini coglitori del cacao, ma diamo anche per scontato che le guerre distruttive siano una cosa naturale nelle lotte tribali. Le guerre si fanno perché ci sono le armi. Le armi sono una delle voci del prodotto interno lordo (anzi lordissimo, in questo caso) delle nazioni ricche. Chiudiamo le fabbriche di armi (non solo quelle iraniane) e diminuiranno le guerre.

Se con i pochi soldi dei volontari Unicef si fanno grandi cose, che cosa non si potrebbe fare con i miliardi di miliardi sottratti all’industria bellica, quella che suggerisce ai magnati della terra di suscitare guerre preventive?

I governi sono infingardi, la WTU è vampira. Per fortuna ci sono i piccoli, i pensionati, i bambini ambasciatori Unicef, che squarciano il buio del mondo.

GCM 05.05.06