PerdonoPerdono. Perdono all’infinito:
settanta volte sette. La necessità di essere perdonati e di perdonare
cessa unicamente con la nostra morte.
Eppure la necessità del
perdono non nasce soltanto dalla nostra debolezza o dalla nostra
protervia. La necessità del perdono nasce da Dio, se il perdono non
mira solamente a una rappacificazione di tipo sociale, ma si eleva al
livello di salvezza eterna. La salvezza è plasmata da Dio. Il perdono
che conduce la salvezza affonda le proprie radici in Dio: siate
misericordiosi, poiché il vostro Padre celeste è misericordioso.
Ci salviamo in terra e in cielo se perdoniamo.
Il
perdono è un’azione divina, prodotta in noi dallo Spirito Santo. Gesù
ci suggerisce di invocare il perdono, insieme con il pane quotidiano,
perché il perdono e il corrispondente perdonare sono intessuti nella
trama del nostro vivere.
Spesso non perdoniamo nel vivere di
ogni giorno: le critiche e le riserve verso i familiari, le sospensioni
di affabilità nelle comunità, negli uffici, nelle fabbriche. Non
riusciamo a perdonare dentro la chiesa, a causa delle lotte e delle
vendette tra i gruppi che vengono sancite addirittura da leggi
penalizzanti del Diritto Canonico, per non parlare di quella specie di
non perdono che sono le scomuniche.
Nella vita civica e politica
non si perdona: lotte sempre tra concorrenti, commercianti, banchieri o
politici che siano. I politici hanno per tacito statuto di non
perdonare all’avversario, e su questa insofferenza si articola la
“democratica” lotta politica, le guerre, il terrorismo. Una società
malata.
Perfino non riusciamo a perdonare a una persona per il fatto che è più intelligente di noi!
GCM 11.09.05
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