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Farisei patentati

Parlano bene, e... razzolano male. Dal tempo di Gesù, e prima e dopo di lui, tra  noi ci sono quelli che parlano bene e si comportano male.

Chi parla bene è anche un vanitoso ed ambizioso, come dice Gesù nel Vangelo. Il loro parlar bene è un indossare le penne del pavone. Assumono perfino un dire forbito e luccicante. Insomma hanno la verità in tasca, ma in  tasca la lasciano come un fazzoletto pulito, che si estrae solo per far bella figura presso gli altri.

Di solito, e a ragione, quella frase la attribuiamo ai preti, che predicano. Anzi il nostro farisaismo, il nostro scusare le nostre cattive azioni, è scusato con il dire: “”Non lo fanno loro che predicano il bene, perché dovremmo farlo noi?”. O peggio: siccome preti e casta ecclesiastica si comportano male (tutti? o solo alcuni?), allora è falso Dio e falsa la religione. Verità pura, predicatore impuro: buttiamo via il bambino insieme con l’acqua sporca.

E’ facile e vigliacco battere il mea culpa sul petto degli altri. Questo lo fanno tutti i farisei di ogni tempo, anche oggi.

Ma c’è un fariseo, che dice bene e fa male, albergato con cura dentro di noi. Paolo lo dice: so il bene che devo fare, ma compio invece il male.

Non dovrei bere, ma il vino mi piace.

Non dovrei sciupare la mia salute, ma il lavoro mi fa guadagnare.

Non dovrei sparlare del mio prossimo, ma così mi faccio vedere superiore.

Non dovrei, ma... Gaber: “e allora dai, le cose giuste tu le sai!”

Siamo tanto farisei, da giudicare farisei gli altri.

GCM 30.10.11