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Due mesi

Mi riempie di stupore e mi fa pena quel cantautore, ormai esaurito e defedato, al quale i medici, per addolcire la pillola, hanno prescritto due mesi di riposo, probabilmente gli ultimi due mesi.

Mi fa pena, non perché - come ognuno di noi - si avvicina alla morte, ma perché continua a recitare il personaggio, che si è creato, anziché rientrare in se stesso ed esprimere il suo vero io, fatto di paure e di slanci, di gratitudine e di pentimento per essersi creduto un idolo, e per aver trascinato i fan nell’idolatria.

Pochi di noi nutrono il coraggio di essere quello che sono, e di abbandonare la maschera che la società e noi stessi abbiamo creato.

Questo eterno carnevale mascherato nel quale costruiamo ( e faticosamente!) i nostri belli e poveri giorni, mentre attendiamo la vera gloria.

L’eufemismo dei due mesi di riposo, può trasformarsi nella provvidenzialità della riflessione e della ricostruzione, smantellando la maschera, per aderire alla verità.

Aderire alla nostra, circoscritta verità è sempre un diretto avvicinarsi a quella verità tutta intera (Dio!), che Gesù dona alle persone, attraverso il suo Spirito.

Se il cantautore, costruendosi giorno dopo giorno il suo personaggio rockettaro, non ha soffocato del tutto quella verità, che gli è stata donata dalla nascita, allorapotrà gustare, almeno nelle ultime settimane di vita, la dolcezza del sorriso del Padre, che lo sta invitando a sé.

E per questa opersona, che non si è moltop interessata dei cristiani, c’è la preghiera del cristiano, unica a chiedere salvezza per tutti? accompagnare e guardare la morte?

GCM 24.08.11, pubblicato 25.01.12