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Conversione nuova

28.06.12

Nel libro del profeta Giona, si legge qualche cosa di meraviglioso. Giona predica la penitenza alla grande città di Ninive. E - cosa davvero incredibile! - tutti gli abitanti, dal re all’ultimo bambino, si mettono a far penitenza per salvare la città dalla catastrofe. Questa coralità cittadina di penitenza, l’abbiamo ritrovata in altre occasioni, soprattutto nei periodi di pestilenza o di difficoltà.

Però, che il capo del governo si vesta di cenere e di sacco, anziché dedicarsi a bunga bunga, apparirebbe inappropriato ai giorni nostri, quando anche alte cariche religiose passano sopra qualche suo svarione. Eppure non si cambia la storia personale e civica senza un ravvedimento autentico del cuore.

Ma qualche cosa di inatteso sta avvenendo sotto i nostri occhi: la crisi, che, a chi ha ancora un po’ di sale in testa, non è senza significati e senza richiami.

Allora come cristiani quale “cairòs”, quale opportunità leggere nella presente situazione di relative restrizioni? Possiamo rendere “salvifica” la presente situazione sociale, come siamo chiamati a rendere salvifica ogni situazione personale?

Come vedere nelle situazioni presenti un richiamo di Dio, e un’occasione di conversione?

Conversione, prima di tutto, della nostra mentalità ormai inzuppata di consumismo e di relativismo? Si tratta di riuscire a guardare dall’alto (occhio colliriato dal Vangelo) le cose di quaggiù, così strane e precarie?

E come possiamo cambiare il modo di pregare, per conformarci alle necessità dei poveri  (individui e popoli), per accompagnare il loro “grido che arriva a Jahveh” - secondo l’espressione della Bibbia - sia davanti a Dio sia davanti agli uomini?

GCM 29.02.12