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Sindaco o podestà?

Variati, sindaco di Vicenza, non ha vinto; è stato preferito. Negli ultimi quindici giorni prima del ballottaggio, i due preposti non si sono combattuti, ma hanno proposto soluzioni alle difficoltà delle persone, che abitano Vicenza. Non guerra finalmente, ma proposte. Perciò non si può parlare di vittoria (che genera potere: podestà), ma di scelta (che produce sindaco: difensore dei deboli). Nonostante la troppa sbandierata appartenenza, a livello nazionale, alla destra o alla sinistra (e il centro?), qui a Vicenza i cittadini hanno avuto il buon senso di guardare al concreto.

Perciò chi è stato preferito, non può (e non deve?) comportarsi da Alessandro Magno vincitore, ma da servitore. Servire Vicenza, le necessità di questa città. Perciò non programmi preconfezionati di chissà quali grandi opere, ma umile e tranquillo sguardo sulle persone. Ricordarsi dei poveri e dei piccoli, che hanno bisogno di aiuto, ponendo in secondo piano, in tempi successivi, le esigenze dei ricchi e dei grandi, che sanno provvedere a se stessi.

Le grandi opere viarie, per esempio, sono utili, ma i piccoli inciampano sulle buche dei marciapiedi. I grandi programmi e le correlate grandi spese per trattenimenti di evasione, siano realizzati dopo (molto dopo) gli incontri culturali, educativi e spirituali. Trascurare il “panem et circenses”.

Sì, un sindaco deve anche badare, e fare spazio alla spiritualità dei cittadini. Tutti i sindaci neoeletti, si dichiarano il sindaco di tutti, fautori o oppositori, perché intendono unire il comune. Però tutti, o quasi tutti, si dimenticano (per paura di non essere sufficientemente laici) che solamente un’intensa spiritualità produce la forza autentica per unire le persone. Chiamino questa spiritualità o cultura o senso comune o altro, non interessa. Purtroppo essi proclamano una cosa, e dimenticano il vero strumento per attuarla.

GCM 29.04.08