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Utilizzo nella luce

S. Agostino dice che nulla di quanto durante l’esistenza abbiamo appreso o stiamo apprendendo, è estraneo alla nostra fede, al nostro apostolato, alla salvezza nostra o degli altri.

S. Agostino fu un retore brillante prima della sua conversione. E dopo la conversione, quanto gli servì per la sua riflessione e per la sua catechesi!

Notizie, cultura, peccati, giochi, passatempi, musica, letteratura, picconate... tutto può essere riutilizzato oppure utilizzato per la nostra conoscenza di Dio, del mistero di Gesù, e della volontà divina circa la nostra salvezza.

La lettura del giornale o la notizia sportiva... tutto è salvezza, se tutto è accostato e appreso da “figli di Dio”. Nulla esula dalla nostra profonda radice di essere figli di Dio. Soltanto il peccato (se per qualcuno ha significato: il peccato mortale) si pone in condizione conflittuale con il nostro essere figli di Dio. Restiamo figli, ma purtroppo deviati. Il bambino gioca da figlio di Dio, e da figlio di Dio l’anziano pena.

Per non breve tempo, ci avevano educato a detestare azioni semplici, quasi fossero disdicevoli, perditempo, indecorose, e quindi peccaminose. E non ci avevano educato a lodate Dio anche per quelle azioni, e in quelle azioni. Perfino certe esigenze fisiche quotidiane, dovevano essere sottratte alla nostra sublime qualità di figli di Dio.

Tutto, fuorché il peccato, costruisce il nostro presente di figli di Dio. E perfino il peccato, unito al pentimento, entra in questa prospettiva.

Liberare la nostra vita per immetterla nella preghiera. Vivere la vita in ogni fase e sotto ogni prospettiva è convogliato nella preghiera eucaristica.

E’ bello vivere di fede!

GCM 28.08.11, pubblicato 14.02.12