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La stessa casa

26.07.12

Tutto è casa di Dio. La Trinità e l’universo. L’al di qua e l’al di là.

Noi siamo nella casa di Dio, l’abitiamo perché Dio abita in noi: “Verremo da lui e dimoreremo in lui” dice Gesù.

La casa di Dio, ha due ambienti: quello per noi viandanti, e quello per gli arrivati. Una semplice porta li divide. Porta che si apre con un soffio: l’ultimo respiro di ogni uomo.

Però la casa è unica, come unico è l’amore del Padre, che ci ha creati per farcela abitare. Non c’è discontinuità tra i due ambienti, ma si apre solamente una porta. I nostri cari, che hanno valicato quella porta, sono con noi, come noi siamo con loro. L’eventuale preghiera “per i defunti” non si lancia chissà dove, ma costituisce una maniera di colloquio nella stessa casa, nello stesso Dio.

La contiguità depone per il concetto della stessa umana chiesa. Come lo stesso è il Gesù morto e Risorto.

Infatti il giorno della “commemorazione di tutti i defunti”, come recita un’antiquata formula liturgica, è pure la riscoperta e la continua rinascita del mistero pasquale di morte e di risurrezione.

Ricordiamo la morte, non come un definitivo precipitare nel buio, ma come il limite del congiungimento tra il tempo e l’eternità.

Per scatenare nel mondo la realtà e l’allegria della risurrezione, Gesù ha scelto l’incarnazione unita alla rispettiva morte. Senza morte, non si dà risurrezione. Gesù è l’apice e il simbolo vivente di tutta l’avventura umana. Con lui, siamo chiamati alla morte per essere chiamati alla risurrezione. Con lui, la differenza tra l’al di qua e l’al di là, è solamente posticcia.

GCM 03.11.11