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L’illusione

23.03.12

Qualcuno mi ha detto che la mia convinzione che dopo la morte, mi troverò per sempre con il mio Dio, è una semplice e banale illusione. Evviva la sua sincerità sul mio conto.

Per me il dopo morte è sicuro, perché me l’ha detto Gesù. Gesù non ha mai mentito o ingannato. La prova della sua veridicità in proposito, è semplicemente la sua risurrezione.

Però, accettiamo per un momento l’ipotesi, che la mia convinzione sull’al di là sia un’illusione. E la convinzione che dopo non ci sia nulla, non è un’illusione anche quella? Né io, né chi nega l’al di là, sappiamo nulla dell’al di là, né che ci sia né che non ci sia. Di ciò che non si conosce non si può né affermare né negare nulla. Perciò il parlare con  sicurezza o con sicumera del più o del meno del dopo morte, è comunque banale illusione.

Quale di queste due illusioni ci fa vivere serenamente? Quale ci permette di morire serenamente? La speranza o la disperazione? L’avviarsi verso il tutto (dal quale proveniamo) o verso il nulla?

Il vantaggio di chi nutre l’illusione della permanenza della vita dopo la morte, si riversa sul modo di affrontare la vita stessa libero da ogni disperazione.

Però, uscendo dall’ipotesi che dopo non ci sia nulla, e richiamando sia il nostro sentire (“non omnis moriar”: non morirò del tutto, dice il pagano), sia il chiaro sentire e dichiarare di Gesù, allora nasce un sorriso di ringraziamento, proprio nel momento che uno mi taccia di illuso. Lui non può sapere quanta dolce serenità ridesta nel mio cuore il suo scetticismo. E la preghiera al Padre che anche lui possa provare questa illusione.

GCM 25.08.11