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Felicità

Siamo per la felicità. Ma l’invidia dei piccoli e dei grandi minaccia la nostra felicità, se non restiamo fedeli a noi stessi.

Restare fedeli a noi stessi è restare fedeli a Dio. Adamo ed Eva non si accomtentarono di se stessi, di essere fedeli a ciò che Dio li aveva voluti e fatti, non mantennero la fedeltà all’impronta di Dio in loro, quindi non si mantennero fedeli a Dio.

Quando amo, quando creo, resto fedele a me, e perciò al Padre.

Quanto spesso la cosiddetta buona educazione, non è altro che l’infiltrarsi subdolo del serpente per rovinare l’opera di Dio: amare e creare.

Quanta creatività è stata distrutta dai miei insegnanti e dai miei superiori! E spesso io stesso, educato costrittivamente a soffocare la mia creatività, ho permesso di essere attanagliato da un giudizio severo su di me, quando mi abbandonavo alle felici sirene della mia creatività. E l’educazione all’amore? Quanti ostacoli e demonizzazioni ai sentimenti di affetto e di amore, invece di indirizzare il modo di amare, per sprigionare la felicità.
L’amore è per la grazia non per il peccato. L’amore deve essere indirizzato alla grazia. Ma il serpente educativo e sociale o soffoca l’amore, o lo fa vivere in modo egoistico. Amore ed egoismo sono antagonisti. Se l’egoismo vince nell’atmosfera di amore, uccide e seppellisce l’amore.

La mia felicità che è partecipazione a Dio, adeguamento alla sua vita, è il dono che Dio mi elargisce, e la società (anche religiosa) lo impedisce, credendo che necessariamente l’amore porti al peccato. Allora, quando la Bibbia e Gesù parlano d’amore, ci avviano alla dannazione eterna?

GCM  01.09.11, pubblicato 26.01.12