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Cristiani sciolti

16.06.12

       Perché ci dimentichiamo di Paolo? Egli libera la preghiera da catene, la vita  cristiana da pratiche inutili.

       “Nessuno vi condanni per via dei cibi, delle bevande, o riguardo le festività annuali, o per il novilunio o per le settimane: tutto ciò è solo un’immagine delle cose che sarebbero accadute in seguito. Oggi la realtà è il corpo di Cristo. Nessuno sentenzi contro di Voi, per il gusto di pratiche di poco conto, o del culto degli angeli, speculando su ciò che lui ha visto, stupidamente tronfio delle proprie scoperte umane, non badando al capo, dal quale tutto il corpo, provvisto di tendini e di nervi e scompaginato, cresce la crescita di Dio” (Col, 2,16-19).

       Paolo si sentiva sciolto da riti e da speculazioni autoreferenti.Non lo avvinceva neppure il culto degli angeli. Per lui era essenziale solo Gesù.

       Evidentemente Paolo ce l’aveva con quei cristiani, che volevano copiare culto, credenze e superstizioni di ebrei e pagani. Libertà da tutto per essere legato, organicamente, soltanto a Gesù.

       Eppure forme quasi rigide di culto, furono adottate dalla Chiesa, man mano che si emancipava dall’ebraismo, e si opponeva a questo, quasi combattendolo sullo stesso suo territorio.

      Oggi le leggi, anche liturgiche, sono sempre più strette: Perfino la preghiera privata sembra irretita  da norme, fino ad accusare le persone di peccato, se è andato contro alle norme della preghiera del mattino, della sera, del mezzogiorno, o alla devozione di qualche santo.

       Gesù imparò ad essere un uomo libero, e liberi volle quelli che si associavano a lui: che dire degli apostoli che mangiavano grani di frumento, sgranati di sabato?

       Insomma Gesù non ci vuole impastoiati.

        GCM  02.01.12