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Allargamento d'amore

16.05.12

Continua a lasciarmi perplesso la formula ripetuta fino alla noia, usata dagli annunci di morte, nei giornali. "Ci ha lasciato", ossia la colpa tutta di lui.

"Si è sotratto  all'affetto dei suoi cari”, ed è accusare il defunto di non aver più badato hai suoi generosamente, ma solo a se stesso, disprezzando l'affetto a lui voluto soprattutto di quei cari, che aspettavano la morte del caro defunto per godere l'eredità.

A parte il fatto che sono poco interessato al mio annuncio funebre e sarò ancor meno interessato quando sarà giunto il momento (e questo per ovvie ragioni ), trovo che non mi onorerà per nulla, una simile "professione di amore" l'accusarmi di trascurare il mio amare chi resta.

Ma trovo pure l'accusa di "sottrarmi all'affetto dei miei cari" una marchiana assuridità cristiana.

Infatti proprio quando sarò liberato dal corpo e potrò in Dio amare più liberamente tutti coloro che mi vogliono bene e anche coloro, ai quali sono indifferente.

In Dio, che mi accoglierà, potrò amare gli altri con più libertà e più affetto. Non mi interessa l'annuncio funebre nel giornale, anche perchè le poche persone, che si interesseranno alla mia morte, conosceranno questa in un baleno di passa parola.

Non so se a qualcuno piacerà un'altra formula , circa come la seguente: “Oggi finalmente ci sta amando grandemente, immerso nell'infinito amore di Dio”.

Dopo la morte l'amore aumenta, non si allontana, e prende totalmente su di sè, la misura stessa di Dio.

   GCM 18.01.12