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Via e cammino

All’inizio del cristianesimo la fede in Gesù era detta “via”, come si legge negli Atti degli Apostoli, là dove si narra la conversione di S. Paolo, che perseguitava quelli che camminavano per la via di Cristo.

Forse per questo su una via gli apparve il Cristo, che da quel momento di conversione indicò a Paolo prima la via verso Damasco e poi le vie dell’Impero Romano.

Il concetto di fede, come via, è più dinamico del concetto di religione. La religione lega, la via stimola ad avanzare fino alla parusia finale.

Forse esattamente oggi, usando un termine americano, si dice “cult” una attività che afferra e lega.

Le ultime parole di Gesù, riportate nel Vangelo di Marco sono: “Andate e predicate”.

Già nell’ebraismo il cammino degli Ebrei era via nel deserto e oltre. Il Salmo dice di Dio, che è “luce ai miei passi”.

Il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo. Francesco manda i primi compagni per tutto il mondo.

Ricordo il mio antico padre spirituale che indicò la spiritualità francescana tracciandola in un “Itinerario dell’anima francescana”. La fede sfugge alla staticità.

Ho osservato che i neo-convertiti a Gesù, quando stimano che è tempo di fermarsi, perché hanno già fatto molto, cominciano a perdere terreno, fino a sedersi.

E’ anche il destino di molti adolescenti che, dopo aver ricevuto la cresima, sono convinti di aver “fatto tutto quanto era dovuto” e si allontanano. Forse per non essere costrette a indietreggiare molte persone non si fanno cresimare. O forse sono ancora fermi prima?

GCM 25.01.10