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Verso l’altro

La Scrittura pone Dio e noi in vista degli altri.

In Dio, dopo la rivelazione cristiana e per quel poco che ci è concesso di intuire circa l’infinito, il Padre è per il Figlio e per lo Spirito Santo, il Figlio e lo Spirito sono per il Padre e per il reciproco donarsi. Nella Trinità tutto è dono, perché tutto è amore.

Dio crea il mondo per l’uomo, per l’uomo avviene la stessa incarnazione di Dio, e la Risurrezione di Gesù è per la propria gloria e per la salvezza di noi tutti.

Tutta la creazione è aperta per l’altro. La bellissima scoperta della relatività universale, è un’indicazione che ogni realtà è per l’altra realtà. Il mio equilibrio è dovuto alle forze che lo sostengono, mentre io sostengo queste forze, che senza di me sarebbero inutili e finite.

La creazione è per l’altro. La maternità e la paternità sono per l’altro. Tutto è stimolato a essere per l’altro, se vuol conservarsi nell’esistenza.

Nell’uomo, immagine di Dio, l’essere di aiuto e di dinamica per l’altro, si trasforma anche non solo nell’intenzionalità (propria di ogni essere) ma anche nell’intenzione (propria dell’essere pensante).

Pietro ci insegna: “Chi parla, parli con le parole che vengono da Dio”. Tutto è una scintilla dinamica di “trasmissione”: trasmettere gli impulsi di Dio al prossimo. Superare la tendenza egoistica di essere conca, per adeguarsi all’effusione nell’essere canale. Fermare in noi il dono di Dio, che non si trasforma in preghiera e in opera, è valicare il confine della morte. Perfino il nostro arricchimento personale dipende dal trasmettere.

Lo sperimentano gli insegnanti, che imparano la loro materia, mentre la trasmettono.

Tutto si protende “verso”: il seme verso la pianta, l'uomo verso Dio.

                                                           
GCM 10.09.10, pubblicato 15.11.10