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Incompletezza

Resta nella nostra vita una sensazione permanente di incompletezza. Si manifesta sovente come insoddisfazione.

Anche quando abbiamo raggiunto il pieno di tutto, nelle cose, negli affetti, nel sapere, ci manca sempre qualche cosa. Questo senso di incompletezza è un dono di Dio.

Quello che ci manca e non sappiamo ben decifrare, non può essere appagato con ammennicoli più o meno furbi. La riflessione ci aiuta a condividere la frase di S. Agostino: “fecisti cor nostrum ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in  te”. Siamo plasmati per averti, e siamo turbati se non ripariamo dentro di te, o Dio.

Se il ricorso ai tranquillanti, che pur sono necessari, non ci appaga e ci lascia ancora insoddisfatti, l’unico rifugio riposante è sicuramente Dio.

Le deviazioni da questo lanciato itinerario verso Dio, non sostituiscono Dio. Anzi, ingannano e rallentano il cammino. Non solo, ma non permettono di gustare la felicità, che promana dal camminare verso Dio. La vera infelicità è causata dall’allontanamento da Dio.

Le piccole infelicità, di cui è punteggiata la vita, si riassorbono facilmente. La grande infelicità, quella che è cagionata dalla dimenticanza di Dio, solamente Dio può placarla. In parte, oggi. Per sempre, domani.

L’angoscia esistenziale non si concreta nel nostro essere gettati dentro l’esistenza, ma nel vivere da orfani nell’esistenza. Ritrovato il Padre, verso il quale siamo orientati, anche i prodromi della felicità totale, si realizzano.

GCM 11.06.09