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Sempre vivo

Mario Rigoni Stern è morto.

Paginoni interi di giornali lo hanno ricordato e osannato. Gli amici scrivono di lui con molto affetto. I critici lo lodano per i suoi scritti. Altri ricordano la sua vita e le sue avventure, la sua sensibilità e il suo impegno sociale.

C’è una gara per non dimenticare il suo passato, per mantenere in vita l’uomo. Mediante il ricordo.

Mentre gli scritti che ho letto, raccontano e sottolineano il suo passato, la fede cerca di penetrare il suo presente. La commemorazione giova a noi, la fede giova a lui.

Infatti egli si è portato dall’altra parte. E allora la nostra preghiera da lui viene vista sotto un’altra angolatura. Noi, per la morte di una persona, ricordiamo, nella Messa, il Vangelo, lui vedo il Vangelo dal lato di Dio, lui sa leggere la verità del Vangelo, mentre noi lo compitiamo balbettando.

Lui ora vede con occhi lucidi le profondità del Vangelo. Noi restiamo nella nebbia, anche quando leggiamo il Vangelo. Ciò che del Vangelo noi intravvediamo con fatica, lui lo vive squadernato.

La grande differenza tra storia e fede, è posta tra il passato, che non è più tranne che nel ricordo, e un presente che è reale, e che la fede la sa, anche senza vederlo.

Alla fede interessa soltanto il presente, e rispetta e si serve del passato come di una incerta traballante pedana per guardare e vivere il presente. La storia guarda i morti, la fede vede i vivi. E li trova immersi nella realtà di Dio, Signore perpetuo della vita.

GCM 18.06.08