Amare i nemici 1

Amare i nemici è difficile. Forse è meno difficile farsi amico un nemico. Cioè avvicinarlo per collaborare con lui. Forse poi dalla collaborazione può nascere l’intesa, e dall’intesa può nascere quella sensazione, che dive: “Lui non è tutto cattivo”. E così si può puntare su di lui preferendo il bene che è in lui.

Amare i nemici non è un punto di partenza, ma di arrivo. Come l’amare Dio è un punto di arrivo, perché Dio ci ha amati per primo. Tutto il Vangelo è un punto di arrivo del nostro operare, e un punto di partenza del nostro sperare e chiedere.

Forse il primo gradino dell’amare i nemici è quello di non odiarli e di non vendicarsi: gliela farò vedere! Il continuo sforzo di non vendicarsi è l’univa cosa che possiamo compiere e che Gesù vuole da noi.

La vendetta si infiltra in noi subdolamente: nella fantasia di ripagare con la stessa moneta, nel disprezzo verbale, nell’invidia per i risultati positivi delle opere del nemico, nel desiderio più o meno occulto che gli capiti qualche cosa di male o di morire, nel gioire per i suoi smacchi, nell’essere contenti di sentir parlare male di lui, nel denigrarlo, nell’esitare di contattarlo, e in mille altri modi.

Non vendicarsi per il male ricevuto è il primo timido passo nella strada dell’amare i nemici. Una strada lunga, una lotta quotidiana, un bisogno urgente di Spirito Santo. Lo Spirito Santo è amore. La sua presenza in noi è pegno della nostra capacità di amare i nemici, perché lui in noi, entrato con la fede in Gesù, sta già amando i nostri nemici.

GCM 27.08.08