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Paradiso dono

“Abbia pazienza con me: Lei si guadagnerà il Paradiso”. E’ una frase consueta: fare il bene per guadagnarsi il Paradiso. Essa ci fa ricordare la frase dell’uomo ricco, che chiese a Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”.

Sotto il modo di pensare che il Paradiso va conquistato, c’è una mentalità commerciale: io pago con opere buone e con sacrifici, e tu, o buon Dio, mi vendi il Paradiso.

Invece il Paradiso mi è già stato regalato da Gesù. Anch’io sono un ladrone sulla croce, al quale Gesù dona il Paradiso.

Io posso soltanto rifiutare il grande dono di Dio. Posso oppormi o posso accondiscendere.

Il Paradiso è “mio”. La mia vita è un entusiastico inno di riconoscenza a Gesù e al Padre. Il vivere rettamente, ossia secondo la persona di Gesù, è il mio modo continuo di ringraziare.

Vivo secondo il Vangelo, non per guadagnarmi il Paradiso, ma per esprimere la mia condizione di “salvato”, di figlio di Dio, di compartecipe della morte e della Risurrezione di Gesù.

Tra di noi uomini, per vivere sono anche necessari gli scambi: io ti do ciò che possiedo e tu mi dai ciò di cui ho bisogno.

Con Dio il rapporto cambia. Noi non possiamo far nulla per cui Dio si senta obbligato da contratti o da leggi. E’ Dio che si offre liberamente e che richiede a noi di vivere per non perdere il suo dono.

La vita del cristiano è bella, perché è situata su un piano di gratuità e di dono. Fare la volontà di Dio, non serve a “guadagnare”, ma a vivere in terra ciò che lui, il Padre, vive in cielo.

Felici per il dono, non costretti da schiavitù.

GCM 04.03.06