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Legati liberi

Gesù ci vuole accalappiare? Perché afferma: ”Io sono la vite, voi siete i tralci”? Anzi: “Senza di me non potete fare nulla”?

E’ una sua necessità, quella di star unito a noi? Oppure è una nostra necessità?

Evidentemente il bisogno suo di restare con noi, è fuori discussione. Lui conosce le sue pecore, e le sue pecore conoscono lui.

Però oggi si rifugge dall’essere strettamente legati a una persona o a un gruppo che impegni. Ricordiamo i divorzi in crescita, e la diminuzione di impegnati nel volontariato. Oggi le persone si sentono legate soprattutto in corrispondenza di un compenso in denaro.

Temiamo di essere legati, perfino da Gesù: temiamo di perdere la libertà.

In realtà non sappiamo che cosa sia la libertà. Essa è la vita umana vissuta e manifestata.

Ci sono delle persone che per sentirsi più vive si  “caricano”, si “gasano”. Si sentono più vive se trangugiano alcool, si drogano, fanno sesso fino a sfinirsi, corrono all’impazzata con la moto o con l’auto.

E proprio così accorciano la vita.

Avviene con la libertà: la licenza, che appare come una libertà elevata a potenza, in realtà rende l’uomo schiavo della stessa licenza.

Gesù ci lega a sé, per inserirci nella sua libertà, non per toglierci la nostra. Egli potenzia con la propria libertà, partecipe dell’infinita libertà di Dio. Allarga la nostra piccola libertà, con quella libertà, che, facendo ciò che Dio vuole, si allinea con la stessa infinita libertà di Dio.

Gesù ci lega a sé, per lanciarci nelle misure immisurabili del Padre suo e Padre nostro.

GCM 15.05.06