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Felicità del perdono

Un tasto che Gesù ripigia è il perdono. Perdonare fino a settanta volte sette. Sempre.

Ricetta ardua. Tutti i nostri propositi al riguardo continuano a fallire.

Il bambino che è contrariato, in qualsiasi maniera, reagisce ritorcendo l’offesa sull’offensore. E ancor più l’adulto, fino a far diventare legge la vendetta. A uno stimolo, che offende, nasce spontanea la reazione che risponde con offesa all’offesa (talora soltanto presunta).

Questa “reazione” fa parte del nostro sistema neuro-psichico. Forse perciò Paolo di Tarso grida: “Chi mi libererà da questo corpo di morte?”. E risponde a se stesso: “Solo la Grazia”.

Quante volte, nonostante tutta la nostra buona volontà, non è riaffiorato in noi lo spirito di vendetta!

Il perdonare davvero, nell’amore, è superiore alle nostre povere forze, abituate fin dalla nascita a reagire contro l’offesa.

Per Gesù, tuttavia, il perdonare è necessario alla nostra salvezza e, come conseguenza, alla nostra serenità quotidiana.

Necessità di perdono, e difficoltà a perdonare.

Gesù: “Impossibile all’uomo, ma tutto è possibile a Dio!”.

L’inizio del vero perdonare non dipende dai nostri sforzi, per quanto seri e necessari, ma dalla preghiera.

L’inizio del perdono è la preghiera. Accogliere in noi lo Spirito Santo, che è lo Spirito del Padre, misericordioso, che non nutre nessun rancore, perché egli è amore.

Se la preghiera ci fa penetrare nell’atmosfera di Dio, a sua volta l’atmosfera di Dio entra nella nostra vita, con l’opera dello Spirito Santo in noi.

Con lo Spirito, la nostra naturale incapacità di perdonare, lentamente si dissolve.

GCM 21.03.06