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Liberi dall'evoluzione

Dicono: la morte è peggiore di tutti i mali.

Il cristiano soggiunge: ed è l’inizio di ogni bene.

O meglio: anche per il cristiano la morte è il riassunto di ogni male, però è anche il rilancio nel bene imperituro. Essa è la fine dei mali. E’ anche la realizzazione del nostro desiderio di pace.

Per il cristiano, che sa assaporare i beni di questo mondo e sperare nel bene assoluto, la morte libera il bene dal male. I nostri beni in terra, sono frammisti ai mali, che la finitezza del corpo e della mente implica necessariamente. La morte è il setaccio, che separa il bene dal male, per scegliere “ogni bene senza alcun male”.

Si passa dai beni “finiti” al bene “infinito”. I beni che noi oggi assaporiamo sono “finiti”, ossia limitati. E il limite del bene è sempre il non-bene, ossia il male.

La finitezza è il campo dove crescono insieme grano e gramigna. Alla fine la nostra gramigna sarà bruciata: la morte ne è il forno.

La provvidenza della morte per l’uomo che è l’ultimo risultato dell’evoluzione del cosmo, è il sottrarsi alla tirannia dell’evoluzione. E’ la liberazione dalla legge dell’evoluzione, che è “legge” non libertà e grazia. (A proposito, Darwin era un credente).

La morte è l’ultima legge umana, l’ultimo vincolo evolutivo, dopo la vecchiaia (per chi ha il dono di arrivarci).

La Risurrezione non solo libera dalla morte, ma libera la morte stessa dal suo essere legge, per diventare salvezza.

GCM 08.08.05